martedì 20 luglio 2010

Una sera d'estate

Succede che la canicola del giorno riscalda le pietre delle case, le imbeve di fuoco.

Così alla sera, quando nel paese comincia a levarsi un po' di frescura, le pietre espellono dentro il calore assorbito e fuori gli ospiti esausti.

In queste sere, i bambini sguazzano tra le due particolari semilibertà: quella della piazzetta, dello slargo, del vicolo o del giardinetto e quella della casa deserta, completamente aperta alla sera, in cui recuperare giocattoli o oggetti di ogni tipo da portare fuori.

Queste esplorazioni, particolarmente fugaci quelle negli appartamenti, avvengono sotto gli occhi stanchi dei guardiani rilassati sulle panchine, scale o improbabili sedute.

Particolare davvero il ritrovamento di queste sere di mia figlia. Entrata in casa in cerca di fogli per colorare, è riuscita a prelevare i fogli di bozza di un libro di poesie.

Così per gioco mentre un foglio veniva tracciato a colore, il suo retro si prestava ad una lettura, un po' goliardica, un po' ironica. Così, prima da solo, poi con mia moglie, sotto gli occhi di qualche vicino di casa e di pochi sporadici passanti, ci siamo divertiti a proclamare ad alta voce questi versi.

Pooca cosa davvero, ma non ho mai apprezzato tanto delle poesie, e quelle poesie in particolare.

Come a dire che i libri, talvolta, sono vestiti troppo pesanti per fogli che vogliono rimanere leggeri, che vogliono essere afferrati come gli istanti, un po' a volo, con l'intenzione dello spizzico e la massima serietà del gioco.

Le poesie sono quelle del poeta Giuseppe Spinillo e la bozza era quella del libro "La natura organica del dissenso" edito dalle Edizioni Stelle Cadenti. Amari, duri, seri se preferite, i temi trattati, ma con quale ironia, e quanti giochi di parole e di suoni! Si sono prestati benissimo all'improvvisata.

Sono sicuro che sia l'autore che l'editore siano contenti di queste letture tenute al volo nel salotto di una piccola viuzza di paese per l'elite di un vicinato e due passanti.

In fondo abbiamo fatto dissentire persino la poesia. Quella accademica, s'intende.

Così per gioco una sera d'estate abbiamo tracciato a colore.




Di seguito qualcuno di quei versi di Giuseppe Spinillo che hanno colorato la serata (tranquillamente riportati in copyleft).




Non mi dimetto

Non mi dimetto
Non mi arrendo
non mi arrendo
non scendo
non mi scado
non mi scordo non vendo
non le stacco
le ventose dal vetro
non mi volto
non ci torno più indietro
non mi arrendo
non mi arrendo
non le stendo
le mie braccia a quel cielo
non asciugo la vita
non la spendo
non mi arrendo
non mi arrendo […]
Giuseppe Spinillo


Razza e biscotti (14/08/2008 - ad Abdoul Salam Guiebre detto Abba)
Non li mangio i tuoi biscotti
Sono limiti di briciole sul petto
Sono lividi su questo inizio notte

Non li mangio i tuoi biscotti
La tua razza è fatta da chi se ne fotte
Sono rantoli di uova burro e bile
Mescolati con fango, asfalto e miele
Additivi, ogm e rimasugli
Di un amore andato a male
Sono tracce di sudore sangue e rabbia

Non li mangio i tuoi biscotti
Con granelli di una sabbia tra le unghie
Preso a calci pugni e sputi
Da una razza di animale che
Difende il suo potere da ogni vento
Che minaccia cambiamento

Non li mangio i tuoi biscotti

Giuseppe Spinillo

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