mercoledì 8 settembre 2010

Scream for me Udine!


L'anno scorso ho festeggiato il mio compleanno con una torta decorata con un art work firmato Iron Maiden. Quest'anno il mio regalo è stato il loro concerto tenuto nell'unica tappa italiana a Udine!

Il viaggio in sé ha costituito una piccola avventura: mi sono trovato con l'auto in panne a Roma nel bel mezzo di agosto, il che, in pratica, vuol dire nel deserto. Eppure un meccanico è apparso (sì, si può dire proprio così) come una specie di visione. Mentre armeggiava nell'auto col cofano aperto esprimeva mille dubbi sulla riuscita dell'intervento, ma ho avuto la certezza che avrebbe sistemato la cosa appena due minuti prima, quando è uscito dall'officina con un pezzo di ricambio in mano e ha detto: "proviamo con questo".

Il senso di gratitudine che ho provato per lui e per quello che aveva fatto, nemmeno lo so descrivere. Ho potuto festeggiare il compleanno con la famiglia e poi ripartire per Udine con un amico.

Poi abbiamo sbagliato strada e questo ha procurato un piccolo ritardo. Poi l'albergo, dove due ragazzi israeliani ci hanno chiesto un passaggio: erano in difficoltà e non ho avuto dubbi. Arrivati sul posto un tappeto di auto e di autobus e di persone in cammino.

Siamo entrati a Villa Manin al crepuscolo: maglie nere e zombie e mostri orripilanti ovunque, eppure nell'aria quella strana sensazione di familiarità che hanno le persone quando condividono qualcosa che ritengono importante. Non c'erano (solo) palestrati tatuati e capelloni, ma i ragazzi con le proprie ragazze, i genitori con i figli appena adolescenti. Nella folla, accenti del nord e del sud, inglese e altro. Qualcuno diceva: è una vita che ascolto la loro musica e ora me li ritrovo sotto casa. Il sapore dell'evento generazionale.

Immaginate undicimila persone sul magnifico prato di Villa Manin, l'ultima luce del giorno sulle sue mura e l'enorme palco "spaziale" di fronte. Il buio è calato, poco dopo il concerto ha avuto inizio.

L'intro e poi le vibrazioni potenti delle chitarre di Wicker Man, Ghost of the navigator e Wratchild. Era come nel video del live Rock in Rio, ma esserci dentro significa far parte di un'onda, provare entusiasmo puro.

Molti di coloro che mi conoscono restano perplessi quando svelo la mia passione per i Maiden. In genere si limitano ad osservare esterrefatti le molte forme di Eddie (lo "zombie" simbolo della band): ma oltre quella maschera ciò che la musica esprime è energia; ciò che i testi esprimono è il mistero, la magia e il fascino della vita e della morte, l'orrore della guerra, la costernazione per ciò che avviene nel mondo, la rabbia, la paura, la sete di libertà.

Ho scritto maschera ma in realtà Edddie ha il volto completamente scarnificato, nudo: in un certo senso ostenta ciò che è. In genere invece ci fidiamo di più di una pelle truccata e tirata a lucido, salvo essere completamente ignari di ciò che cela.

Tornando al concerto, dal punto di vista tecnico non si può dire che tutto sia stato perfetto, ma non è questo ciò che conta: ciò che conta è lo spirito, è l'essere stato parte di quella folla, aver gridato con tutta la voce e anche di più all'incitazione: Scream for me Udine!




 

Agli appassionati lascio la scaletta del concerto :

Wicker Man, Ghost of the navigator e Wratchild, El dorado, Dance of death, The reincarnation of Benjamin Breeg, These colors don't run, Blood brothers (con dedica a Ron J. Dio), Wildest dreams, No more lies, Brave new world, Fear of the dark, Iron Maiden;

The number of the Beast, Hallowed by Thy name, Running free.



 

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