giovedì 21 ottobre 2010

La luna nuova

Ero lì ad osservare il cielo in quel minuto che precede l'alba.


In questa soglia sottile dove la notte si schiarisce, ma neppure si può dire che sia ancora giorno, la luna in fase calante mostrava il suo ultimo spicchio, la sua falce sottile, prima di trasformarsi nel cerchio buio della luna nuova.


Nella luce particolare in cui si trovava, era visibile la sua faccia scura che unita alla lama dorata la mostrava per ciò che è, manifestandola sferica e tridimensionale.


E mi sono ritrovato ad osservare un pianeta, con occhi di bambino stupito.


Una notte piena avrebbe reso infinito il suo volto adombrato, reso netto quello illuminato; anche il giorno l'avrebbe celata nella sua luce piatta, sbiadendo anche in argento il suo oro.


Tanto nella notte quanto nel giorno, la luna non è che un disco o una frazione di esso.



Mi rimane così stampata l'impressione che la luce può nascondere tanto quanto il buio. E se il buio è percepito come grembo oscuro dell'ignoto, non di meno dovrebbe essere la luce, che nel suo piatto elencare, dà luogo ad una falsa evidenza.


La verità è una epifania che si manifesta in un istante che è un confine, ma senza linee nette:

solo un confondersi, un abbraccio degli opposti, un incontro di periferie.


Una bagliore tenue che sbiadisce la notte.


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