mercoledì 31 dicembre 2008

Buon anno

Con questo post vorrei lasciare un Buon anno.
In genere un augurio, un augurio fatto da me, è aperto, sincero, genuino, sentito, speranzoso.
Ma non oggi, non sul blog almeno.
Oggi vi lascio un augurio che sa di amaro. Questo è un augurio realistico, di chi non si aspetta nulla di nuovo e di migliore. Un augurio fatto perché va fatto oggi per forma, perché ve lo aspettate. Questo è un augurio che ha in sé del risentimento.

Buon anno a tutti gli addetti ad azzerare i conteggi per le statistiche sciorinate con disinvoltura e che presto, prestissimo, cominceranno a confrontare inutilmente con quelle del 2008. A chi in sostanza conterà: i feriti e i morti ammazzati a Napoli, in Italia, a Gaza e nel mondo; i bambini che hanno perso dita e mani e a quelli morti per la pistola o il fucile tenuto in casa da questo o quel parente già al giorno 1; i malati di aids, gli stupri, gli sbarchi a Lampedusa, le violenze domestiche. E aggiungetene pure voi perché in un elenco così non c'è n'è mai abbastanza.

Auguri a tutti quelli che pensano che questo periodo sia periodo di bilanci. Auguri per tutti i più e i meno che infine assommano a zero e tengono la bilancia in equilibrio dopo l'inutile calcolo. Che il 2009 faccia pendere le vostre bilance.

Auguri ai depressi, alle anoressiche ai bulimici agli appanicati ai fobici di ogni specie. Auguri a voi perché avete consapevolezza più degli altri di tutto quello che non è e non può essere mai sottocontrollo di tutto quello che di orrendo ha in serbo la vita e di quanto spesso sappia essere inutile. Vi auguro in questo 2009 di guardare il vostro mostro negli occhi perché così svanirà nel nulla perché, e so che non ci credete, di nulla esso è fatto e per questo nulla buttate la vostra vita senza vedere quanto anche meravigliosa possa essere.

Auguri ai bombardati ai mutilati di guerra grazie alle mine italiane.
Auguri ai fomentatori di guerra, ai provocatori, ai produttori di armi di tutto il mondo. Sarà un buon anno solo se voi (e i politici che vi tengono sulla cresta) la pagherete cara, e la pagherete tutta. Lo stesso augurio va a chi sostiene le missioni pace che sono prove di guerra. E se c'è qualcuno in buona fede sia il 2009 l'anno del rinsavimento, della comprensione.

Auguri a quelli che la vita è una questione di principio. Che il 2009 vi porti l'esperienza giusta per farvi capire quanto tutte le vostre chiacchiere e teorie sono inutili e dannose. A dirla tutta rompete il cazzo a mezzo mondo senza neppure sapere di che parlate.
Che il 2009 sia l'anno del dolore puro e definitivo per il papà di Eluana.

Auguri a quelli che pensano di vivere in una società civile ed organizzata. Fino a quando non c'è bisogno di un ospedale, di assistenza, di giustizia, dello stato insomma. Possiate rimanere nel vostro stato anche per il 2009 perché ogni forma di consapevolezza passa per un guaio o un dolore.

Auguri ai lavoratori onesti con le buste paga che sono quelle che sono e che non hanno speso la loro tredicesima per far salire il PIL al Paese. Auguri veri a voi perché siete il motore del paese. E un augurio di un adeguato duemilanove ai manager delle vostra aziende che in un anno vedono quello che non vedrete mai in una vita, ai grandi dottori sotto cui cedono e si sfasciano impunemente la fiat, l'alitalia, trenitalia, e ogni altre grande azienda parastatale o privata che sia.
Auguri perché questo 2009 possa pareggiare i conti degli ultimi anni ai banchieri e a tutti i farabutti che giocano con i soldi che hanno visto e dirottato le bolle speculative degli ultimi anni, che hanno visto arrivare la crisi e ci hanno giocato sopra e ai giornalisti economici: voi sapevate, voi sapete. Lo stesso vale per tutti quelli che ancora vi invogliano a indebitarvi, a cedere il quinto dello stipendio o che vi fanno comprare a rate e non in contanti perché "a loro" conviene. Non so se la pagherete ma se non sarà così il 2009 non sarà mai buono abbastanza.
Auguri splendidi agli impiegati della mia banca che mi fanno sentire un pezzente tutte le volete anche se campo onestamente con un lavoro fisso e sicuro e porto avanti una famiglia con serena dignità così come ha fatto mio padre. Nel 2009 paventerete di sentirvi pezzenti anche voi e sarà un buon 2009 se saprò levarmi con voi, proprio con voi, qualche sassolino dalla scarpa.

Auguri ai para-giornalisti del nostro belpaese che non vuol dire fiducia e così sarà per il 2009. Questi miei auguri vanno ai politici prezzolati e disonesti, ma ugualmente a quelli "border-line" che hanno giocato così tanto con i compromessi che non sanno più discernere il giusto dall'ingiusto. Gli stessi auguri vanno rivolti agli elettori che con questa gente ha scambiato qualcosa. Avete il governo che meritate e lo avrete per tutto il 2009.

Auguri a quelli che hanno un'opinione su tutto. Qualcuno nell'anno nuovo diffonda la notizia che non è obbligatorio. Chi non sa non è tenuto a giudicare né a parlare. Troppe parole spese in vuoto qualunquismo in questo 2008. Nel 2009 sarà pure peggio.

Auguri ai ragazzi dell'Onda perché (a torto o a ragion e non voglio discuterne qui) con loro pare si svegli una generazione che mi pareva narcotizzata e lobotomizzata per sempre, come la mia.

Un augurio che tutto il male e tutto il bene fatto nel 2008 sia completamente ripagato nel 2009 nella stessa misura.

E prima di chiudere un augurio a tutti i pendolari perché aumenti la loro capacità di sopportazione.
Soprattutto auguri ai manager e ai lavoratori di Trenitalia. Auguro a voi di finire i vostri giorni sui vostri treni:
un augurio per tutte le volte che ho dovuto pagare un supplemento eurostar per i disservizi sui regionali; un augurio per tutte le coincidenze non rispettate per un ritardo minimo
un augurio per tutti i balletti tra i binari perché non si sa mai quale treno è il primo a partire;
un augurio per ogni singolo batterio sui treni lerci che la puzza non se ne va più da dosso; auguri per tutti i regionali che sono treni per bestiame; auguri per i vostri annunci sconnessi e il vostro linguaggio ridicolo: perché i treni sono in ritardo e non lo maturano; perché sono un viaggiatore o al più un utente e non certo un cliente; perché la stazione di arrivo non è una 'final destination'

sabato 16 agosto 2008

Muore Il poeta MAHMUD DARWISH

Scompare un poeta, non la sua poesia.
Quando la voce di un poeta conosce il silenzio
spesso risuona un'eco più forte
da mille e mille bocche impietrite.


Vi invito a leggere Miryam Marino: Il poeta MAHMUD DARWISH

mercoledì 9 luglio 2008

Sono un sognatore

Sono un sognatore
Non voglio aprire gli occhi.
Voglio avere i piedi per terra
sulla terra dei miei sogni.
Voglio camminare
sulle strade che non vedete
e non le vedrete
se non le immaginate.
Voglio attraversare territori sconfinati
con lo spirito di chi li ha creati.
Non voglio credere in ciò che è vero
Voglio rendere vero ciò in cui credo.
Se il possibile non è reale
è una questione di tempo

lunedì 23 giugno 2008

Camorra

Ho aggiunto sul mio sito personale un "testo per canzone" in napoletano dal titolo Camorra .

Da molto tempo mi risuonava dentro qualcosa rispetto ai temi toccati da Roberto Saviano in Gomorra. Poi pochi giorni fa mi si sono formati nella mente i primi due versi e nel giro di una mezz'ora il testo era completo (fortuna ha voluto che avessi con me la moleskina).
Certamente non avrei mi scritto questi versi se non avessi letto il "romanzo-no-fiction" di Saviano e in questo senso è un piccolo tributo all'autore di Gomorra e alla sua azione.
Così, quale piccola testimonianza, ho pensato di inviare il brano al suo staff, sperando che lui possa leggerlo e possa fargli piacere.
Altro input a cui devo la scrittura del testo è di Lucariello degli Almamegretta, che ammirai ad Annozero nella performance di Cappotto 'e legno. Ho trovato il video sul web e vi invito a vederlo.

venerdì 25 aprile 2008

Pensare domandare cercare

Come si può dire il mare
a chi non lo è andato mai a vedere
come si può spiegare
la luce di un colore
a chi non lo può guardare
e il piacere di un profumo
a chi non lo può sentire
Come si può far provare
Il senso dell’amore
A chi ha visto solo odiare
O quali parole usare
Per dare speranza
E voglia di vivere
A chi ha visto solo morire
A chi ha visto solo uccidere
Quale prova si potrà portare
A chi ha solo paura da provare
Paura di esistere
Paura di guardare il cielo
Di vedere bombe cadere
Paura di andare per strada
E vedere case crollare
Palazzi bruciare
Persone sparire
Paura di non incontrare
Chi non può più tornare.

Pensare domandare cercare
Rispondere e ancora riflettere
Un attimo per respirare
E poi ricominciare.

Cosa si può balbettare
in tutto questo orrore
quale dio si può pregare
se nessuna spiegazione può bastare
se sembra tutto solo un errore
un pretesto per soffrire
un eterno ritornare
di un’infinita barbarie
un inferno da attraversare
senza avere la possibilità di capire.
Non fa rabbrividire
La sensazione che la verità si può intuire
Ma non comprendere
E non si può pretendere
Che si faccia imbrigliare
Nei lacci di un ragionare
O forse è questo che ci può salvare
Che la parola non la possa intrappolare
Perché la verità ha troppo da dire
Troppo da far gioire e far soffrire
Troppi volti da afferrare
Troppo preziosa è da conquistare,
da cercare da volere
nessuno la può regalare
dare in dono
nessuno la può valere.
Eppure c’è un errore da non commettere
La verità non è l’amore
Non è l’emozione e
la passione che può muovere il cuore umano
non la si può sopravvalutare
e cancellare tutto il resto
perché nulla ha da esprimere
a chi non ha abbastanza anima per vivere
non può farsi intuire
da chi ha chiuso le porte del suo sentire.

Pensare domandare cercare
Rispondere e ancora riflettere
Un attimo per respirare

E poi ricominciare.

Questo non è poetare
È al più un po’ giocare
Ma solo per sapere
Se si può davvero imparare
Se c’è qualcosa da capire
Oppure questo fluire
Non ha che questo da offrire
E tutto questo ragionare
Non sia solo un vaneggiare.

Un pensiero è un seme da gettare?
La parola è l’acqua che può innaffiare?
Qual è il sole che la farà germogliare?

venerdì 7 marzo 2008

Poesia e Pace: Prestate attenzione!

Amo la poesia che nasce dalla tempesta delle emozioni impetuose
Amo la poesia che nasce dai precordi silenziosi del cuore umano
Amo la poesia che va oltre la parola e parla all'anima, superando tutte le sette pelli della solitudine.

Ma c'è anche una poesia che è urlo, che è spada, che è protesta e ribellione alle ingiustizie,
una poesia che è impegno civile, una poesia che pretende attenzione e azione.
Questa poesia è attualità, è politica e ci ricorda che nessuno vive fuori dai fatti che accadono.

Per questo, in questo piccolo diario, vi propongo la lettura delle poesie che seguono.

Invito i lettori a inviare le poesie che hanno amato o scritte di loro pugno.



CARTA D'IDENTITA'
di Mahmoud Darwish

Ricordate!
Sono un arabo
E la mia carta
d'identita' e' la numero cinquantamila
Ho otto bambini
E il nono
arrivera' dopo l'estate.
V'irriterete?

Ricordate!
Sono un arabo,
impiegato con gli operai nella cava
Ho otto bambini
Dalle rocce
Ricavo il pane,
I vestiti e I libri.
Non chiedo la carità alle
vostre porte
Ne' mi umilio ai gradini della vostra camera
Perciò, sarete
irritati?

Ricordate!
Sono un arabo,
Ho un nome senza titoli
E resto paziente nella terra
La cui gente è irritata.
Le mie radici
furono usurpate prima della nascita del tempo
prima dell'apertura delle
ere
prima dei pini, e degli alberi d'olivo
E prima che crescesse l'erba.
Mio padre…viene dalla stirpe dell'aratro,
Non da un ceto privilegiato
e mio nonno, era un contadino
ne' ben cresciuto, ne' ben nato!
Mi ha
insegnato l'orgoglio del sole
Prima di insegnarmi a leggere,
e la mia
casa e' come la guardiola di un sorvegliante
fatta di vimini e paglia:
siete soddisfatti del mio stato?
Ho un nome senza titolo!

Ricordate!
Sono un arabo.
E voi avete rubato gli orti dei miei
antenati
E la terra che coltivavo
Insieme ai miei figli,
Senza
lasciarci nulla
se non queste rocce,
E lo Stato prenderà anche queste,
Come si mormora.
Perciò!
Segnatelo in cima alla vostra prima pagina:
Non odio la gente
Né ho mai abusato di alcuno
ma se divento affamato
La carne dell'usurpatore diverrà il mio cibo.
Prestate attenzione!
Prestate attenzione!
Alla mia collera
Ed alla mia fame!





LE PIETRE DELLA LIBERTA'
di Nizar Qabbani

Con le pietre nelle mani
sfidano il mondo
e tornano a noi come dolci maree.
Bruciano di rabbia ed amore, e cadono,
mentre noi restiamo come un branco di orsi polari:
un corpo equipaggiato contro le intemperie.
Come mitili sediamo nei caffè,
chi cerca un affare
chi un altro miliardo
e chi una nuova moglie
e petti educati dalla civilizzazione.
Chi gira Londra, alla ricerca di un palazzo elevato,
chi traffica in armi,
chi cerca vendetta in un nightclub,
o complotta per un trono, un esercito privato,
un principato.
Ah, generazione di tradimento,di indecenti surrogati di uomini,
generazione di avanzi,
saremo spazzati via -
non importa quanto lento sia il cammino della storia -
dai bambini che lanciano le pietre.


domenica 13 gennaio 2008

Pace ad ogni passo - Tich Nath Hanh

Se è vero che la poesia nasce da un tumulto di emozioni è pur vero che esiste una poesia che si nutre della pace del silenzio e sempre la sua parola proviene dall'attenzione a quanto di più piccolo e sottile si muove dal profondo.
Sia dunque pace ad ogni parola.
Ai ragazzi del corso di Shiatsu