Ripropongo un vecchio racconto che non avevo mai pubblicato sul blog.
Ce l’ho fatta. Sono salito al volo sul treno da
Tiburtina. Sarà pieno e starò in piedi, ma non potevo arrivare a Termini per
tempo. Comincio a risalire i vagoni in cerca di un posto vuoto, la signora
davanti a me ha una valigia ed è lentissima,. Niente da fare è pieno, mi
arrendo, supero la carrozza di prima poi mi fermo vicino alla porta di uscita.
L’uomo di colore che era dietro di me torna indietro, riapre la porta e si
siede. In prima. E no! Quel nero fa il furbo qui in Italia. Ma perché non se ne
ritornano al loro paese a fare come gli pare? Rispetto le regole e questi se ne
fottono. Scommetto che non ha neppure il biglietto.
Fa caldo, per fortuna c’è un minimo di aria
condizionata anche se qualcuno ha aperto i finestrini. Speriamo che non vada in
blocco. Ne approfitto per rilassarmi e mi allento la cravatta. Vicino a me si
siede un uomo claudicante. Porta la stampella e ha una piccola borsa che si
appoggia sulle gambe. Mi offro di metterla sul portapacchi ma l’uomo rifiuta
con un gesto. Forse non parla neppure l’italiano. Sospetto che non abbia il
biglietto di prima, perché è appena passato e ha fatto per andare avanti, in
seconda, poi è tornato indietro e si è seduto. Il treno a quest’ora è sempre
pieno. Spero che il controllore sia comprensivo.
Finalmente è l’ultimo treno, per l’ultimo giorno
prima delle vacanze estive. Stasera a Perugia e domani riposo. Abbiamo da poco
lasciato Roma, comincio il controllo dei biglietti. Questo treno è sempre pienissimo.
Arrivo in prima e chiedo il biglietto a due signori. Uno è straniero e ha il
biglietto di seconda. Sto per chiedergli di alzarsi e di andare in seconda ma
vedo la stampella. Il tipo elegante di fianco a lui mi lancia un’occhiata, poi
farfuglia qualcosa che non capisco: c’è troppo rumore per il vento. “Signori
chiudete i finestrini c’è l’aria condizionata”, dico a voce alta. Va sempre in
blocco perché questi devono tenere i finestrini aperti. Poi si lamentano che
siamo in Italia, come se non fossero loro. Lascio perdere e proseguo avanti.
Come si vede che siamo in Italia. Il solito
lassismo. Leggevo il giornale ma ho smesso apposta per guardare la scena.
Aspettavo il momento in cui il controllore non
avrebbe fatto la multa al nero seduto sull’altro lato del corridoio. Se fosse
stato italiano lo avrebbe multato. Magari è pure un clandestino. Ma perché non
fanno il loro dovere e basta?
Oggi sono salito in testa. La prima carrozza è
piena e allora vado verso la coda. In genere arrivo fino all’ultima carrozza
perché, anche se c’è gente in piedi, un posto libero lo trovo. È che, ad un
certo punto, la gente si arrende. Le persone vanno su e giù, si incrociano e si
convincono che è tutto pieno. Io no. Vado fino in fondo e di solito mi siedo.
Ho visto una signora seduta che trafficava con una valigia appoggiata sul
sedile di fronte. Il treno è pieno e questa tiene la valigia così. Non ho
voglia di discutere e passo oltre.
Sono davvero stanco e fa caldo. Questa stampella
poi rende le cose più difficili. Ho attraversato due carrozze e nessuno si è
alzato per farmi sedere. Non me lo sarei aspettato. Veramente non so
spiegarmelo. Non che abbia il diritto di pretendere alcunché, per carità, ed è
per questo che non chiedo niente a nessuno. Abbiamo superato la carrozza di
prima classe ed è praticamente vuota, ma ho il biglietto di seconda. Vorrei
andare ancora avanti. Dal vetro vedo nella carrozza successiva un sedile
occupato da una valigia. Potrei chiedere la gentilezza… ma il signore che mi
precede è insofferente e si ferma: non ce la faccio a girargli intorno. Sono
stanco ed è davvero troppa fatica con un piede solo. Torno in prima e speriamo
bene. Se c’è da pagare, pagherò.